TRA SOGNI E... FUMO
Il vizio dal quale Zeno, protagonista del libro “La coscienza di Zeno, è dipendente è molto comune, ma contrariamente, il motivo per cui esso si è sviluppato è insolito e apparentemente superficiale.
Zeno è un ragazzino che ha all’incirca la mia età quando entra per la prima volta in contatto con il grande mondo del fumo. Inizialmente fumava per “divertimento” assieme a suo fratello e ad un loro amico, Giuseppe… Ma poi la causa di questa dipendenza si è tramutata, solamente perché desiderava fare una specie di dispetto, torto a suo fratello che riceveva più sigarette da Giuseppe, essendo prediletto da quest’ultimo. Perciò Zeno ha incominciato a fumare sempre di più, da solo e celatamente. Io ho interpretato questa sua “disubbidienza” quasi come se fosse una mancanza d’affetto, che poi scopriamo leggendo, che lui tentava di colmare attraverso essa. Quindi ciò che inizialmente era nato come un dispetto si è poi trasformato, col tempo, in un vizio alimentato dall’idea di trasgredire furtivamente . Però poi il tempo è passato, e arrivato a vent’anni, dopo aver avuto un’adolescenza caratterizzata da un malessere fisico e psichico, Zeno si rende conto, ammettendolo per la prima volta a se stesso, che a lui fumare disgusta molto, e che il fumare non era affatto una bravata adolescenziale, bensì un vizio con cui ora doveva fare i conti. Questa consapevolezza ha aggravato la malattia da cui era già afflitto. Però, nonostante la febbre alta e il forte dolore alla gola, nemmeno grazie alla consapevolezza è riuscito a frenare questo suo vizio. In realtà il fatto che gli fosse proibito, o comunque altamente sconsigliato, ha incrementato molto la sua voglia di disubbidire, perciò non si è fermato, o meglio non è riuscito a fermarsi, non avendo la forza di volontà necessaria a mettere un punto a questa sua “debolezza”.
Il racconto però inizia con Zeno che si trova dallo psicanalista, e quest’ultimo gli consiglia di scrivere su se stesso, sui ricordi che ha legati alla sua cattiva abitudine. Facendo ciò, Zeno inizia a rammentare molte cose, e nota sfumature di certi ricordi che inizialmente non riconosceva. Comincia così a scrivere questa riflessione su di sé che lo aiuta molto a fare luce su se stesso. E dal racconto si capisce anche l’importanza che dà alle varie persone o cose, ad esempio parla della morte di sua madre e di suo fratello quasi con leggerezza, facendo addirittura fatica a rammentarli talvolta. Si capisce però anche l‘essenza di un bambino fragile, debole, che necessitava di aiuto e affetto. E questo lo si capisce non solo dal fatto che non abbia saputo dire “no” al vizio, ma anche perché inizialmente il fumo è uno sfogo, nel quale è presente tutta l’amarezza e il dolore, causatogli dalla poca presenza del padre, dalle preferenze tra esso e suo fratello...
Questo testo mi ha fatto riflettere molto su più cose. Inizialmente, come credo la maggior parte delle persone che hanno letto questo racconto, ho pensato “Ma perché rivolgersi ad uno psicanalista per un vizio… Se sei dipendente da qualcosa sarà perché hai voluto esserlo, e se, in questo caso, non desideri più fumare basta un po’ di forza di volontà per smettere, no?” Questo è quello che ci diciamo quando non sappiamo quello che c’è dietro ad un vizio. Proseguendo con la lettura, andando più a fondo, iniziamo a comprendere che la storia di Zeno e del suo vizio non è affatto comune e superficiale. In realtà egli è un ragazzo molto fragile e solo, che cerca rifugio in cose più grandi di lui, nelle quali tenta di scappare da quelle emozioni negative con cui ormai deve convivere… Come l‘amarezza nel sentirsi poco importante anche per quelle persone per le quali desidererebbe esserlo, l’invidia verso il fratello che è preferito dal loro amico, del sentirsi a disagio e sbagliato in questo mondo, è proprio per questo che cerca “protezione” in qualcosa di esterno. Ma è proprio questa necessità che gli segnerà la vita per sempre, infatti il fatto che avesse un urgente bisogno di aiuto, lo ha fatto “aggrappare” ad una cosa che in realtà scopre essere tutto il contrario di ciò che cerca lui: un rifugio.
Però. sfortunatamente, quello che era nato come un dispetto a suo fratello si trasforma in qualcosa che Zeno non sa e non riesce più a controllare, portandolo così a fumare sempre più assiduamente. Ma nonostante questo vizio, Zeno ha una coscienza, e ne abbiamo la prova quando viene colto in flagrante da suo padre mentre gli rubava dei soldi. Infatti da lì si rifiuta di continuare a rubare i soldi a suo padre. Trova però un metodo per “aggirare” questo suo senso del dovere, mettendosi a rubare i mezzi sigari lasciati in giro per casa da suo papà, giustificando le sue azioni dicendo che comunque il padre li avrebbe buttati, perciò poteva approfittarne.
Ma nonostante il vizio continui, durante la lettura ci rendiamo conto quanto Zeno odi fumare, e quanto lo disgusti fare ciò. Ne abbiamo la prova quando descrive ciò che prova mentre fumava i sigari, come il suo corpo, per la repulsione, gli faceva venire i tremolii, la bassa pressione, insomma un gran malessere. Ma sebbene il suo corpo gli desse chiari segni di avversione al fumo, Zeno non ha smesso, e non ci è riuscito nemmeno quando a vent’anni il dottore gli vietò di fumare.
Questo ci fa capire l’incidenza che questo vizio aveva su Zeno. Esso aveva preso il sopravvento, e Zeno, dopo un po’, si era rassegnato all’idea di essere “governato” da questa dipendenza che nemmeno gli piace. Ed è proprio per questo che si rivolge allo psicanalista, per chiedergli aiuto siccome da solo non riesce a gestirsi. Questa è l’ennesima prova di quanto Zeno in realtà, nonostante la sua età adulta, sia debole.
Anch’io molte volte quando mi sento sbagliata in questo mondo, e come Zeno cerco di rifugiarmi in cose che mi danno l’impressione di essere al sicuro, che almeno per un po’ di tempo mi fanno dimenticare del mondo esterno. Però, tra me e Zeno, c’è una differenza: egli cerca conforto in un vizio che odia e che ripudia, mentre io cerco di nascondermi nella mia passione, una passione che adoro: leggere. Molte volte quando mi sento amareggiata, disprezzata, cerco riparo nei libri, dove posso essere chi desidero, dove posso vivere la vita che voglio, dove posso dimenticarmi della realtà e dei problemi che essa comporta. Zeno però non ha trovato una passione o un vizio piacevole dove cercare aiuto, lui è andato a rintanarsi nella prima cosa che potesse dargli conforto. Ha però trovato un vizio che disgusta e che col tempo ha reso la sua vita un inferno. Zeno a differenza mia non trova conforto nello sviluppare il suo vizio, trova solamente altra delusione e scoraggiamento. Io invece trovo un luogo che sento mio, con esso nascono in me sentimenti piacevoli, cosa che Zeno non ha mai provato, perché sottomesso al fumo, vizio che gli provoca solo altro dispiacere, cosa dalla quale vorrebbe scappare.
Un’altra cosa che mi differenzia da Zeno è il fatto che io non scappi dalle responsabilità. Lo ammetto mi inquietano un po’, ma allo stesso tempo mi incuriosiscono molto, ed è grazie a questa curiosità che mi faccio coraggio e le affronto. Zeno invece preferisce nascondersi, evitarle, e nonostante sappia che prima o poi dovrà fare i conti con esse, cerca di ritardare il più possibile quel momento. Però io, da molto tempo, ho capito che è meglio affrontare il prima possibile i propri obblighi, poiché rimandarli non farà altro che causarmi uno stato di sconforto perenne, cosa che non si riscontra una volta affrontati.
L’episodio dove Zeno viene beccato a rubare, credo mi rispecchi un po’. Io sono da sempre una persona abbastanza impulsiva, e molte volte non penso alle conseguenze che una mia azione può avere sulle persone che mi circondano. Però poi, mentre torno ad essere razionale, capisco a pieno l’impatto le conseguenze di una mia azione. E siccome ho una coscienza molto sensibile, inizio immediatamente a sentirmi in colpa, pentendomi e vergognandomi dell’azione fatta, sperando che le ripercussione mie e delle mie azioni non siano gravi. Anche Zeno reagisce così, si vergogna molto dell’ignobile azione fatta. Cerca però, nonostante il pesante senso di colpa, un modo per sfuggire da questa sensazione di dovere, quasi come se volesse trovare una giustificazione alle sue azioni. E ancora una volta notiamo come preferisca scappare invece che affrontare se stesso, preferisce negare il tutto, pregando che il momento in cui dovrà fare i conti con le sue responsabilità non arrivi mai.
Complessivamente credo che io e Zeno siamo piuttosto diversi, da vari punti di vista, non nego però che abbiamo delle sfaccettature in comune.
Sinceramente non so come, in futuro, guarderò la mia adolescenza, per il semplice fatto che sono appena agli inizi di essa, e si sa che questo è il periodo in cui si è più volubili. Se continuerò ad essere come sono ora, credo che in futuro sarò fiera di me stessa, e spero di cambiare solo in meglio. Spero di riuscire a godermi questi anni, e di non essere prigioniera di un vizio che mi soffoca letteralmente, precludendomi così molte strade. Spero di continuare ad essere determinata e di non lasciarmi sopraffare da niente e nessuno. Spero di essere fiera di me, di potermi voltare, guardarmi alle spalle e pensare “Sono fiera di me stessa, non avrei potuto spendere meglio questi anni!” Spero di continuare con la mia grande passione, la lettura, e desidero davvero tanto che nessuno mi tolga la possibilità di coltivare questo mio amore.
Sono quasi certa che farò degli sbagli, anche perché credo che una vita senza sbagli sia una vita alquanto monotona. Confido in me stessa, e spero però che questi sbagli non abbiano impatti forti sul mio futuro, impatti gravi al punti di rovinare tutti i miei sogni.
Ecco cosa desidero dalla mia adolescenza: voglio che questi anni siano i più belli ed utili possibili. Spero di esser fiera di me in futuro.
Ecaterina Gidioi