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TRA LACRIME E SORRISI

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“Mi chiamo Bianca Ruffini, ho 68 anni e ho fatto la scuola elementare. Da giovane ho lavorato in una fabbrica di vestiti per le bambole e poi in una fabbrica di bambole a Canneto. Mi sono sposata il 18\11\1972, ho avuto un solo figlio, Massimiliano. Ho 2 nipoti, Giorgio e Irene. Mi piace leggere, lavorare all’uncinetto, cucinare, curare l’orto e il giardino.”

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Anni di scuola primaria frequentati e periodo di frequenza:

 “Ho frequentato la scuola elementare dal 1959 al 1963.”

 

Nome della maestra:

 “Ho avuto diverse maestre, la prima si chiamava Biazzi, poi la maestra Anghinelli e gli ultimi due anni la maestra Dorina Zambelli.”

 

Numero approssimativo di alunni per classe:

 “Nella classe prima eravamo circa 30, poi ci hanno diviso in due classi.”

 

Clima, atmosfera che si respirava in classe:

 “In classe eravamo contenti e ci piaceva stare insieme. Solo quando si avvicinavano gli esami di seconda e quinta avevamo paura.”

 

Rapporto con i compagni. Ritratto breve di un compagno in particolare:

 “Ho un bel ricordo della classe perché ci piaceva stare insieme, giocare e ogni occasione era buona per ridere e scherzare. Mi ricordo un compagno che aveva 4 anni più di me perché era stato bocciato diverse volte. Si chiamava Pasquale De Rosa, ma tutti lo chiamavano Luigi. La sua famiglia era scappata da Napoli per la guerra, noi li chiamavamo “gli sfollati”. Luigi aveva tantissimi fratelli ed erano molto poveri. Si arrangiavano come potevano raccogliendo le erbe dei campi e pescando. La madre vendeva le verdure che raccoglieva girando con un carretto. Dopo le elementari andò via da Calvatone per trasferirsi a Stresa.”

 

Rapporto con l’insegnante:

 “La maestra Biazzi era molto severa, spesso ci dava delle punizioni e faceva preferenze tra gli alunni. La maestra più brava è stata Dorina perché ci faceva fare tanta esperienze, ci portava in gita e ci prestava i libri per le ricerche perché nessuno di noi a casa aveva l’enciclopedia.”

 

Lezioni: programmi, compiti, richieste da parte della scuola verso gli alunni: 

 “Andavamo a scuola dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16, il giovedì stavamo a casa ma andavamo anche il sabato. Studiavamo italiano, matematica, scienze, geografia e storia. Non ci insegnavano l’inglese e non facevamo lezioni di ginnastica. Non mi sembra che facessimo l’ora di religione a scuola. A me piacevano più i compiti di matematica che quelli di italiano.”

 

Edificio scolastico: forma, dimensioni, collocazione. Mezzo utilizzato per raggiungerlo:

 “Ho frequentato la scuola elementare di Calvatone. L’edificio non è cambiato molto ma era più piccolo perché non c’erano la mensa e la biblioteca. La scuola aveva un ingresso laterale che è stato chiuso e un cortile più grande di adesso con diversi alberi. La quinta elementare l’abbiamo fatta in una stanza del Municipio. Io andavo a scuola a piedi perché abitavo vicino. I compagni che vivevano nelle cascine venivano in bicicletta anche con la pioggia e il freddo, quando nevicava venivano a piedi.”

 

Tempo dedicato allo studio e ai compiti ogni giorno:

 “Probabilmente avrei dovuto dedicare un paio di ore al giorno per i compiti, ma in genere si studiava meno anche perché le strade erano piene di bambini e quando si sentivano le voci e le risate si scappava fuori.”

 

Modalità di svolgimento dell’intervallo:

 “Non ho molti ricordi degli intervalli, forse perché facevamo solo tre ore di lezione al mattino. Probabilmente facevamo qualche corsa nel corridoio o nel cortile.”

 

Episodi divertenti che ricorda volentieri:

 “Mi ricordo che il mio compagno Ezio aveva il compito di andare a prendere fuori dalla classe l’inchiostro per riempire i calamai. Quando passava per distribuirlo lo rovesciava sempre, noi dovevamo pulire i banchi, le maestre urlavano ma eravamo contenti perché si perdeva un po’ di tempo. 

Quando siamo andati in gita a Venezia in quinta elementare il mio compagno Pierangelo mi ha regalato un anello di fidanzamento e mi ha detto di non farlo vedere a nessuno. Quello stesso giorno ha fatto la stessa cosa con altre quattro mie compagne. Solo due o tre giorni dopo parlando fra noi bambine lo abbiamo scoperto. Ancora oggi ci ridiamo su quando lo ricordiamo.”

 

Episodi tristi, violenti, spiacevoli che ricorda:

 “Il mio compagno Luigi un giorno quando eravamo sotto i portici del Comune mi ha dato una sberla in piena faccia. Non ricordo di avergli detto o fatto qualcosa, forse lo avevo preso in giro. Ci sono rimasta molto male perché da lui che era sempre buono non me lo sarei mai aspettato.”

 

Idea della scuola avuta da bambina mentre frequentava ed idea della scuola che ha ora a ripensarci:

 “Mi piaceva andare a scuola anche perché era un momento di socializzazione. Mi piaceva meno studiare, un po’ perché volevo giocare, un po’ perché dovevo aiutare nei mestieri di casa mia mamma che andava a lavorare e rientrava tardi. Se tornassi indietro mi impegnerei di più e continuerei a studiare.”

 

Impressioni sulla scuola di oggi, vista attraverso le testimonianze di nipoti, bambini di amici, TV:

 “Nella scuola di oggi ci sono tante materie in più che noi non studiavamo. Mi sembra che oggi ci sia un sistema diverso. Le materie forse sono più approfondite anche perché i programmi sono cambiati: in storia, ad esempio, si arrivava fino alla Seconda Guerra Mondiale.”

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Giorgio Seniga

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