LA TRAGICA MATTANZA
Fonti dell’articolo: Corriere della Sera, Virginia Piccolillo, 26/11/2021. Link: https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20211126/282097754974886/textview
Mattarella, allarme femminicidi «Fallimento di tutta la società»
Il tweet del Papa: «Vigliaccheria e degrado per l’umanità». Casellati: tragica mattanza
Neanche di fronte alle guanciotte di Sharon Berni, di un anno e mezzo, o ai capelli canuti di Soccorsa Raschitelli, di 91 si è fermata la violenza. Da inizio anno 109 donne, di tutte le età, sono state uccise in Italia (93 in ambito familiare/affettivo).
Numeri intollerabili, secondo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ieri, nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne ammette il «fallimento della nostra società nel suo insieme», stigmatizza «l’idea inaccettabile che l’uomo possa prevaricare sulla donna usando la forza». E invoca un’educazione «al rispetto e alla parità».
«Non possiamo guardare dall’altra parte», twitta Papa Francesco. I maltrattamenti delle donne sono «una vigliaccheria e un degrado per gli uomini e per tutta l’umanità». Le donne che li subiscono, per il pontefice «devono essere protette dalla società».
Ma la «più tragica mattanza del mondo contemporaneo», come la definisce la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, non si arresta. E, come ha ricordato ieri Mattarella, a volte supera il rapporto di coppia e si riversa sui bambini o altri familiari, amici e sconosciuti che «tentano di intervenire per arginare questa folle spirale». La ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, assicura che il Governo «è in prima linea» contro questo «aberrante fenomeno». E il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sottolinea che «possiamo fare tanto, nel quotidiano come nell’adozione di misure concrete». «L’Italia non può avere reali pari opportunità se mantiene tassi di occupazione femminile più bassi della media europea. Un gap che va colmato, senza retorica, ma con impegni concreti», avverte il ministro della Pa Renato Brunetta. «Tutti dovremmo vergognarci. Non intendo girarmi dall’altra parte», assicura Giuseppe Conte (M5S). Giorgia Meloni dedica un pensiero a «Saman Abbas, di cui ancora si cerca il corpo, probabilmente fatto a pezzi e seppellito, per aver scelto di vivere da donna indipendente e senza imposizioni». E Liliana Segre ammonisce: «È necessario che uomini e donne siano educati, dai primi anni, al rispetto l’uno per l’altra».
Virginia Piccolillo
Commento personale su quanto dice l’articolo e per violenza sulle donne:
«Fallimento della nostra società nel suo insieme», questa la citazione da parte di Mattarella, la principale dell’articolo e quella con la quale mi trovo più d’accordo, questo può essere ritenuto solo un fallimento, un fallimento degli educatori, un fallimento della società, un fallimento degli insegnamenti dati e ricevuti in casa, all’interno delle abitazioni di donne maltrattate, violentate da quello che ritengono “compagno” o “marito”, colui che hanno paura di denunciare per non rimanere sole o non rischiare di perdere la vita, come si può pretendere che un bambino, figlio di queste donne che vede questo scempio possa poi crescere con una giusta concezione di ciò che significa veramente violenza sulle donne? «Al rispetto e alla parità», come possiamo pretendere che ciò venga messo in pratica se i bambini sono i primi a ricevere un'educazione che non permette di essere al corrente di ciò che significa subire per anni e anni una disparità di genere, che ancora oggi in alcuni stati non ci lascia nemmeno uscire di casa libere e donne con la D maiuscola, e se non sanno nemmeno cosa significhi cercare una parità di genere che ancora oggi, nonostante tutti gli sforzi, non abbiamo raggiunto? E se fossero proprio i ragazzini i primi a scherzare e dire: “Sei donna non hai diritti!”? E se fosse questa la situazione, come possiamo pretendere che la cosiddetta educazione di genere venga inserita nelle scuole se addirittura i primi a rifiutarla sono i genitori dei ragazzi? Se la situazione è questa e rimarrà questa, nessuno di noi, nessuno degli educatori, nessuna famiglia potrà mai cambiare gli incredibili ed impensabili dati di femminicidio in Italia; nessuno potrà evitare che donne vengano stuprate, maltrattate, uccise da quegli uomini che chiamano “amore”; nessuno potrà mai fermare tutto ciò se non si cambia qualcosa nella società e nell'istruzione. Perché quella che viene spesso chiamata gelosia dopo uno schiaffo e il mazzo di rose che le regala dopo una violenza, non sono simbolo di amore, sono simbolo di maltrattamento, di repressione dei nostri diritti e la colpa, qualsiasi cosa succeda, non è mai nostra ma “dell’uomo” che ci mette le mani addosso perché siamo noi a scegliere: se ti picchia, non ti ama! Mi chiamo Allison e credo nell’amore, quello vero però, quello che non ti fa stare male, quello che non ti maltratta, quello che non ti uccide, quello che tante donne come me non potranno provare mai più per colpa del loro partner.
Allison Belletti cl. IIIB scuola secondaria di Rivarolo Mantovano
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Articolo di Cinzia Monteverdi dal giornale“Il Fatto Quotidiano” del 25/11/2021, pagina sedici.
Commento
Io sono completamente d’accordo con ciò che è stato scritto dall’autrice, ma il paragrafo che più mi ha colpito è stato il primo: <<Non ho mai amato le giornate contro le violenze, o a favore di cose belle>>. Infatti, secondo me, l’aiuto che queste giornate mondiali porgono a cause importanti come questa è davvero poco: l’esistenza di un unico giorno che ricordi a tutti che esistono queste violenze mi fa pensare che bisogni supportare le vittime solo in quel momento. Invece bisogna ricordarsi continuamente che la violenza sulle donne è un fenomeno reale. Inoltre, la quasi totalità dei giorni dell’anno ormai corrisponde ad una di queste giornate; alcune di esse portano avanti una causa importante, ma altre secondo me sono davvero inutili. Per esempio, nel mese di dicembre le giornate mondiali sono sedici in totale. Quindi, se si ritiene che queste ricorrenze siano utili, almeno bisognerebbe cercare di ridurne il numero, mantenendo solo le più importanti; anche perché per me la presenza di troppe giornate per fini poco rilevanti ci fa disinteressare anche a quelle i cui scopi sono invece molto importanti.
L’autrice, in seguito, parla anche di come la violenza non debba essere ripagata con la rabbia e la violenza stessa: per me solo con la ragione si riescono a trovare soluzioni adatte per i problemi, e questo è un problema gravissimo, che già a scuola deve essere discusso. Ma di violenza sulle donne bisognerebbe parlare più spesso, non solo durante la giornata mondiale. E poi i nostri sforzi devono essere concreti, non dobbiamo limitarci unicamente alle parole. L’autrice, Cinzia Monteverdi, con la sua <<Fondazione Umanitaria Il Fatto Quotidiano >> è riuscita a raccogliere fondi per aiutare le donne che hanno subito violenza. Ma anche noi dovremmo mobilitarci e, senza dover per forza raggiungere i risultati dell’autrice, potremmo, per esempio, illustrare ai nostri compagni quello che abbiamo scoperto noi in classe: la situazione dei diritti delle donne nel mondo e nell’Italia di oggi.
Francesco Carlo Decò cl. IIIB scuola secondaria di Rivarolo Mantovano
Diciottenne violentata al centro benessere
La ragazza è rimasta in balia del massaggiatore alle terme di Montegrotto
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Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
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26 Nov 2021
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R.Pol.
PADOVA Era un regalo per i 18 anni: una mini-vacanza in albergo alle terme di Montegrotto per rilassarsi insieme, mamma e figlia. Mai la donna, residente a Gaiarine, avrebbe pensato che quei giorni di relax vissuti ai primi di agosto avrebbero lasciato un segno indelebile nell’animo di sua figlia. Mesi dopo, la ragazza le ha raccontato che in hotel, durante un trattamento benessere, è stata violentata da un massaggiatore.
L’uomo, 51 anni, ora è indagato dalla procura di Padova. E così nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, emerge un nuovo grave reato nei confronti di una giovanissima.
La vittima ha impiegato mesi per confidarsi con la madre e rivelare il motivo del suo cattivo umore, dei suoi silenzi e di quell’atteggiamento scostante che era seguito a quella vacanza. Lo stato di grave disagio psicologico era il frutto, secondo poi quanto è stato affermato dalla famiglia, della violenza subita nella stanza del massaggiatore.
Quel pomeriggio la neo 18enne si era presentata in bikini, come si usa di solito in questi casi. Ma l’uomo aveva cominciato a toccarla in modo strano, aveva iniziato a baciarla, e infine le era letteralmente saltato addosso. La giovanissima restò pietrificata, per tutta una lunghissima ora non ebbe il coraggio di urlare e scappare. Alla fine tornò dalla mamma, ma qualcosa dentro di lei si era rotto irrimediabilmente. Era il primo di agosto di quest’anno. Solo a metà ottobre la mamma è riuscita a trovare la chiave giusta per far parlare la ragazza. È quindi scattata la denuncia e ora sta seguendo il caso il pm Andrea Zito, insieme ai carabinieri di Abano, nella massima (e doverosa in questi casi) riservatezza.
Questi ultimi sono stati incaricati dalla procura di interrogare il massaggiatore e farsi raccontare la sua versione. Una delle difficoltà maggiori, in procedimenti come questo, è mettere a confronto l’accusa e la difesa. Ed è questo che più di tutto spaventa le vittime di violenza sessuale.
Le indagini I fatti risalirebbero ad agosto, ma la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare a ottobre.
Il mio pensiero
Questo articolo mi ha fatto rimanere sconcertata, cioè non è possibile che ancora oggi dopo tutte le manifestazioni che le donne e gli uomini hanno fatto, dopo il 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne, ci sia ancora gente che faccia queste azioni, giustamente la povera e giovane ragazza non ha avuto il coraggio di agire e di parlare. Io odio, io disprezzo, disgusto tutti gli uomini che vanno contro le donne credendo di essere superiori, ma non sanno che facendo così si comportano da ignoranti senza cuore e senza pietà.
Mi auguro che un giorno queste persone capiranno e la smetteranno, e anche che un giorno tutte quelle vittime, giovani e innocenti, abbiano il coraggio di parlare e di denunciare questi avvenimenti che lasciano senza parole.
Benedetta Azzi cl. IIIB scuola secondaria di Rivarolo Mantovano
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Un femminicidio ogni 72 ore
I dati del Viminale: cresciute anche le violenze. Cartabia e Lamorgese: intervenire sulle norme
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Corriere della Sera
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25 Nov 2021
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Di Giovanna Cavalli
Ogni tre giorni una donna viene uccisa. Dal primo gennaio sono 109 i femminicidi commessi in Italia. E sono aumentati dell’8 per cento. Oggi è la giornata contro la violenza. Appello delle ministre Lamorgese e Cartabia: «Intervenire sulle norme».
ROMA Una ogni 72 ore, la strage infinita delle donne. Dal primo gennaio al 21 novembre di questo 2021, su 263 omicidi commessi in Italia, in 109 casi la vittima era una donna. E l’assassino qualcuno che avrebbe dovuto amarla: 93 sono state uccise in ambito familiare e affettivo, 63 di loro per mano del partner o di un ex.
Va sempre peggio. Rispetto allo stesso periodo del 2020 — quando le vittime furono 101 — i femminicidi sono cresciuti dell’8%, rivela l’ultimo report della Direzione centrale della Polizia Criminale pubblicato dal Viminale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra ogni 25 novembre.
«I femminicidi non sono omicidi qualsiasi: sono donne uccise in quanto donne, vittime di una violenza che si nutre di ignoranza, pregiudizi e omertà», dice la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. «È una battaglia di libertà, giustizia e civiltà che non possiamo permetterci di perdere, in difesa di ogni donna costretta a vivere inaccettabili condizioni di paura, pericolo, solitudine o vergogna». Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia i femminicidi sono «una vergogna della nostra civiltà. Troppe le donne uccise, troppe le richieste di aiuto non tempestivamente raccolte. La gravità dei fatti richiede di ripensare le norme. Siamo al lavoro per rafforzare gli strumenti di prevenzione». Nel pacchetto, aumento di pena per i delitti di percosse e di lesioni, procedibilità d’ufficio, estensione del braccialetto elettronico. Secondo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese «la disciplina ha certo bisogno di ritocchi ma anche di maggior coordinamento tra le istituzioni». Chi denuncia «compie un atto di coraggio e non va lasciata sola», sostiene la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti.
Secondo i dati del Viminale la maggior parte delle vittime (il 34%) ha più di 65 anni. Il 45% degli assassini ha un’età compresa tra 35 e 54 anni. In forte crescita i reati di deformazione dell’aspetto della persona con lesioni permanenti al viso (+35%), come i casi di revenge porn (1.099, +45%) e le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (+10%)
Molte le iniziative in programma. Fino a stasera la facciata di Palazzo Madama, che alle 10 ospita l’evento «No alla violenza. Il grido delle donne» (presenta Barbara De Rossi, interventi di Claudia Gerini e Grazia Di Michele, diretta su Raiuno) è simbolicamente illuminato di rosso. Come l’aeroporto di Fiumicino, il Colosseo, la Piramide Cestia e il ministero dell’Istruzione: alle 10.30 flash mob sulle scale di viale Trastevere alla presenza del ministro Patrizio Bianchi: «La scuola dice no all’odio e agli abusi».
La ministra per il Sud Mara Carfagna annuncia nel Pnrr un bando per riconvertire immobili sequestrati alla criminalità in centri anti-violenza o rifugi. L’associazione Telefono Rosa torna al Teatro Quirino di Roma: dalle 9.30 incontro con 800 liceali sul coraggio delle donne afghane.
Giovanna Cavalli
COMMENTO PERSONALE:
«I femminicidi non sono omicidi qualsiasi: sono donne uccise in quanto donne, vittime di una violenza che si nutre di ignoranza, pregiudizi e omertà» parole della presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
Questo articolo mi ha particolarmente rattristato rispetto ad altri che ho letto (Corriere della Sera: Vera Squatrito, 25 novembre 2021) perché mi dice che rispetto agli anni passati i femminicidi sono aumentati dell’8% e questa è una cosa demoralizzante perché sembra che le cose stiano andando al contrario. Più si va avanti nel tempo e più si peggiora ma non dovrebbe assolutamente essere così! Le istituzioni stanno sicuramente sbagliando qualcosa e dovrebbero pensare al più presto a delle soluzioni valide perché altrimenti si rendono anche loro colpevoli di tutte queste morti. Sembra che “fare qualcosa” non basta, bisogna impegnarsi di più! Ho riportato le parole della Presidente del Senato perché trovo che abbia pienamente ragione: molte persone vogliono nascondere il fatto che le donne sono uccise perché appunto sono donne e utilizzano scuse o modi che fanno capire che non sono vittime per quello ma per altri motivi. Per natura la donna è fisicamente più debole e fragile, pertanto, incontrando l’uomo “sbagliato” è sicuramente in difficoltà a difendersi e spesso subisce, come dice lo stesso articolo, per paura, pericolo, solitudine o vergogna. Subire penso che non sia giusto ma dovrebbero trovare la forza di farsi aiutare da qualcuno. Per fortuna esistono tanti centri anti-violenza che assistono queste donne in difficoltà, le consigliano e le proteggono. Per quanto riguarda questi uomini che considerano la donna come una “cosa di proprietà” io dico che non ci dovrebbe essere nessuna pietà perché la libertà di esprimersi, di scegliere e di volere una cosa diversa dall’altro non può essere motivo di morte. Io spero profondamente con tutto il cuore che questa situazione un giorno si fermerà; quindi, consiglierei a tutte le donne di avere coraggio e denunciare immediatamente la pericolosità di certi uomini che, come dice l’articolo, le uccidono senza motivo, ma con odio, ogni giorno.
Sergio de Simone cl. IIIB scuola secondaria di Rivarolo Mantovano
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I numeri, gli aiuti L’altra pandemia
I dati del 2020 invertono la tendenza al miglioramento registrata nel 2019 rispetto al 2018. Più reati denunciati da maggio a luglio, all’uscita dal confinamento
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Corriere della Sera
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25 Nov 2020
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di Baccaro, Profeta Shama, Zangarini
Il Covid non ferma, oggi, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Anzi, il rischio che la pandemia possa produrre un arretramento sul fronte dei diritti ha moltiplicato le iniziative e gli impegni del governo. Ieri il premier Giuseppe Conte ha detto che l’Italia porrà al centro della sua presidenza del G20 il tema dell’empowerment femminile e ha ricordato che la legge di Bilancio 2021 ha introdotto tra l’altro la decontribuzione totale per l’assunzione delle donne nel prossimo biennio. «Non vi sarà sfuggito — ha aggiunto — che una delle missioni del Recovery Plan verte sulla parità di genere».
I femminicidi
Gli ultimi dati sui femminicidi non tracciano tuttavia un quadro rassicurante. Se è pur vero che, secondo il rapporto del Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, gli omicidi con vittime di sesso femminile sono passati dai 141 del 2018, ai 111 del 2019 e che è diminuita l’incidenza delle vittime donne in ambito familiare/affettivo (dal 69% al 62%), è vero anche che sale dal 68% al 72% quella delle donne uccise in ambito familiare affettivo da partner ed ex. Ma il trend è diverso se si mette a confronto il periodo gennaio-settembre del 2019 e con lo stesso del 2020: gli episodi delittuosi sono 82 contro gli 88 (+7,3%) con un aumento dell’incidenza delle vittime-donne in ambito familiare/affettivo che passa dal 62% al 70%, mentre scende dal 74% al 69% quella delle donne uccise da partner ed ex.
La pandemia
Nel periodo gennaio-settembre 2019 la punta massima è stata raggiunta nel mese di marzo con 38 omicidi e la soglia minima nel mese di giugno (20). Mentre, nel medesimo periodo del 2020, gli omicidi si riducono tra febbraio (16) e aprile (18), per poi aumentare di poco a maggio (20), e più sensibilmente a giugno, con le riaperture, con 32 episodi. Il rapporto dà conto anche dei «reati spia»: atti persecutori, stalking, maltrattamenti contro familiari e conviventi e violenze sessuali. Confrontando il periodo gennaio-settembre 2020 con l’analogo del 2019, emerge che nel 2020 l’andamento è altalenante, con numeri comunque inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Durante il lockdown si registra il minor numero di reati denunciati: un calo dovuto secondo gli analisti al timore delle vittime di subire ritorsioni da parte del persecutore che viveva nella stessa casa, marito o convivente. A maggio invece c’è un nuovo aumento di questo tipo di delitti, che si mantengono pressoché costanti fino a luglio, quando si raggiunge il picco massimo (3.646).
Il Codice Rosso
Quali effetti abbia prodotto, a distanza di un
anno dalla sua introduzione, la normativa del Codice Rosso, che prevede una corsia preferenziale per le denunce per violenza di genere, lo spiega il ministero della Giustizia. Tra agosto 2019 e luglio 2020 per i quattro nuovi reati (violazione dei provvedimenti di allontanamento, costrizione o induzione al matrimonio, deformazione dell’aspetto e revenge porn) sono state aperte 3.932 indagini e, per quanto riguarda quelle concluse, in 686 casi c’è la richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi e sono già state inflitte 80 condanne. Fra agosto 2019 e luglio 2020 si è registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie, addebitabile anche alle restrizioni del lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%
I centri antiviolenza
«I dati sul Codice Rosso mostrano che qualcosa inizia a funzionare meglio che in passato — ha detto Conte — ma siamo consapevoli che non è e non può essere una panacea». Il premier si è detto governo disponibile a rivalutare anche le modalità di erogazione dei fondi ai centri antiviolenza, anche con una programmazione pluriennale.
Alla vigilia delle celebrazioni, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è giunto un messaggio di apprezzamento per l’iniziativa «No women no panel - Senza donne non se ne parla», ideata in seno alla Commissione Europea per l’equa rappresentanza di genere nei dibattiti pubblici. Un’iniziativa che il Comitato Esecutivo di BNP Paribas, sottoscrivendo la carta «Jamais Sans Elles» ha già preso nel 2018, quando l’ad Andrea Munari ha introdotto una Policy sul processo di segnalazione delle molestie sessuali in azienda.
Il contrasto alla violenza sulle donne, secondo la presidente del Senato, Elisabetta Casellati parte «dall’autonomia morale ed indipendenza materiale che sono l’arma più potente contro ogni forma di martirio al femminile». Intanto la giurisprudenza ieri ha colmato un vuoto normativo importante. La Terza Sezione civile della Cassazione, recependo un indirizzo comunitario, ha stabilito che il risarcimento a una cittadina italiana, vittima nel 2005 di violenza sessuale, venga corrisposto dallo Stato, visto che, dopo la condanna penale degli imputati, non era riuscita a avere da loro alcun risarcimento nel processo civile.
Tra le iniziative per la giornata in corso si segnala quella di Sanofi Italia a sostegno delle attività di Telefono Donna, con un crowdfunding e un progetto di sensibilizzazione rivolto ai dipendenti su cui stanno lavorando 44 ragazzi del master in comunicazione d’impresa di RCS Academy.
IL MIO COMMENTO
Secondo me non è giusto che gli uomini abbiano più possibilità nell’ambito politico rispetto alle donne perché le donne hanno le stesse capacità e sanno prendere decisioni importanti ragionando; quindi, non vedo il motivo di questa disparità di genere. Una cosa che mi ha abbastanza sconvolto è il fatto che bisogna istituire una corsia per le violenze di genere oppure i dati dei femminicidi; seppure sono relativamente pochi, sono dati toccanti, per colpa del lockdown sono saliti questi casi e alcuni non sono neanche stati risolti e sono stati rimandati oppure oscurati. Secondo me non è corretto perché anche con una pandemia i femminicidi o le violenze di genere non vanno messi da parte anzi bisogna parlarne perché si è notato un andamento altalenante. I femminicidi o comunque la disparità di genere a discapito delle donne è molto sottovalutata, soprattutto dai maschi anziani per le idee che c’erano in passato, però se la scuola cerca di far capire che la disparità è una cosa inutile alle nuove generazioni, perché alcuni la portano ancora avanti questa idea e cioè che la donna è inferiore? Perché la politica tratta la donna come ingenua e le sue idee sono sottovalutate o, addirittura, non ascoltate?
Chiara Ferroni cl. IIIB scuola secondaria di Rivarolo Mantovano
27/11/2021
F. Q.
Il Fatto Quotidiano
E’ in corso a Roma il corteo nazionale, organizzato da Non una di meno, contro la violenza sulle donne: “La marea femminista e trasfemminista ritorna in piazza“, è stato l’annuncio a due giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Dopo un anno di stop imposto dalla pandemia”, si legge nel manifesto che ha annunciato la manifestazione, “è quanto mai urgente riprendere la parola e lo spazio pubblico contro la violenza maschile sulle donne e di genere approfondita dalla crisi pandemica e da una politica istituzionale preoccupante e ostile alle donne, alle persone lgbtqia+ e alle persone più esposte alla crisi economica, sociale e sanitaria”. Perché, continuano, “da una parte, il governo dell’uomo solo al comando riprogramma in peggio le condizioni delle nostre esistenze, con riforme non contrattate né contrattabili che ipotecano il nostro futuro”. Mentre “dall’altra, la deriva xenofoba, patriarcale e individualista che attraversa il dibattito pubblico e che attacca la solidarietà, la cura collettiva, l’accesso alla salute per tutti come priorità dell’agenda politica post pandemica”.
Da inizio 2021 sono stati già 109 i femminicidi, a conferma di un problema che rimane strutturale. Anche per questo oggi le femministe scendono in piazza. “Mentre una donna ogni 72 ore muore per femminicidio e si registra un aumento della violenza domestica, il piano triennale antiviolenza istituzionale è scaduto e non viene ancora rinnovato”, scrivono. Per questo “pubblicheremo e porteremo in piazza e in rete i dati dell’osservatorio sui femminicidi, lesbicidi e transcidi avviato da Non Una DI Meno per ribadire che la violenza è strutturale e si alimenta in condizioni di dipendenza economica, ricatto, giustizia patriarcale e politiche istituzionali inadeguate e sessiste”.
La manifestazione sarà segnata da azioni performative e collettive, tra queste “il grido muto”, ossia un minuto di silenzio che coinvolgerà l’intero corteo per ricordare le vittime di femminicidi e transcidi; la performance sensibili-invisibili per il riconoscimento delle malattie cosiddette “femminili” ignorate dalla medicina, quali, ad esempio, vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e tutte le varie forme di dolore pelvico. Ci saranno performance per segnalare l’intreccio tra le migrazioni e le frontiere dello sfruttamento lavorativo, oltre alle numerose vertenze in piazza, tra cui quelle delle lavoratrici della Rgis e GKN. “Lo spazio della lotta politica pubblica”, conclude Non una di meno, “è una priorità irrinunciabile, lo è a maggior ragione nel quadro di una emergenza sociale e di grandi trasformazioni come quelle innescate dal covid 19”.
Commento personale
A me di questo articolo hanno sorpreso molto i dati:, infatti un femminicidio ogni 72 ore in Italia sembra un fatto sorprendente, ma questo è condizionato anche dai giornali che non sempre scrivono di questi omicidi e non mi pare corretto perché sono sempre fatti gravi, non ritengo giusto che si parli solo del Covid-19 perché comunque vaccinandosi col tempo passerà come è già successo anche con altre pandemie nella storia, ed io ritengo di dover dare più spazio a questi avvenimenti che si possono bloccare istantaneamente.
Invece ho apprezzato molto questa manifestazione composta da un corteo nazionale non solo femminile ma anche maschile: questo vuole significare che la popolazione non è contraria alla parità di genere.
Inoltre, mi ha stupito molto il fatto che la medicina e i medici in generale si occupano soprattutto delle malattie comuni o prevalentemente maschili; perché non è possibile che si pensi soprattutto alla salute di un unico genere.
In conclusione, c’è da progredire e non dare più retta a regole sessiste che causano disparità di genere anche perché questa disparità non esiste.
Elia Grasselli cl. IIIB scuola secondaria di primo grado di Rivarolo Mantovano
Corriere della Sera, 27 Nov 2021, Di Giusi Fasano
Ciro Grillo e i tre amici a processo per violenza sessuale
Accusati di violenza di gruppo, in aula il 16 marzo. L’avvocata Bongiorno: abbiamo la scatola nera dei fatti
Ciro Grillo e i suoi tre amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria saranno processati. I quattro sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. La decisione è stata presa dalla giudice dell’udienza preliminare di Tempio Pausania. La prima udienza del processo è stata fissata per il 16 marzo. Il figlio di Grillo e i tre amici rischiano una condanna fino a 12 anni di carcere. L’avvocata Giulia Bongiorno che difende la giovane vittima: «Cosa mi ha detto? Che da oggi comincia a respirare».
TEMPIO PAUSANIA (SASSARI) Finisce tutto alle quattro del pomeriggio. Discussione breve ed esito scontato. Ciro Grillo e i suoi tre amici andranno a giudizio davanti al tribunale di Tempio Pausania. La giudice delle udienze preliminari ha deciso che la loro sorte si giocherà in aula, a partire dal 16 marzo 2022, data fissata per la prima udienza.
Il figlio di Beppe Grillo, fondatore e garante del Movimento 5 Stelle, affronterà il dibattimento con Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, gli amici della vacanza estiva del 2019 assieme ai quali è accusato di violenza sessuale di gruppo.
I fatti risalgono al 17 luglio. Per quei pochi che non ne avessero mai saputo nulla: ad accusarli è una ragazza, Silvia, che come tutti loro all’epoca aveva 19 anni. Racconta ai carabinieri che quella mattina è stata violentata prima da uno di loro, Francesco Corsiglia, mentre gli altri guardavano davanti alla porta, e poi da tutti assieme, anche se gli altri tre ragazzi dicono che Francesco dormiva dopo aver avuto con lei un rapporto consensuale. La tesi del consenso è stata portata avanti da Francesco (che la rivendica) ma anche dagli altri amici. Che chiamano «rapporto sessuale consenziente», appunto, quello che lei definisce stupro.
In casa, mentre avveniva tutto questo, c’era anche Roberta, l’amica con la quale Silvia era in vacanza, che però dormiva sul divano e non ha mai saputo — se non dalle indagini — che tre dei ragazzi (Corsiglia escluso) avevano commesso abusi nei suoi confronti scattando fotografie oscene accanto a lei addormentata.
«La Cassazione dice che nei processi per violenza sessuale bastano le dichiarazioni della persona offesa, se ritenuta attendibile», è il commento dell’avvocata Giulia Bongiorno che difende Silvia. «Noi qui abbiamo molto di più delle dichiarazioni della ragazza — aggiunge —. Ci sono intercettazioni, chat, video, messaggi e tanto altro che per noi sono come una scatola nera. Dicono come sono andati i fatti».
«In questi processi è fisiologico che si vada al dibattimento, è lì che si formerà la prova e noi siamo convinti di poter dimostrare le ragioni del nostro assistito», valuta Gennaro Velle, uno dei difensori di Francesco Corsiglia.
Alla giudice delle udienze preliminari Caterina Interlandi gli avvocati dei giovani hanno tenuto a precisare che non metteranno Silvia sul banco degli imputati. «Non c’è bisogno di attaccare nessuno, basta una valutazione serena dei fatti. Questa storia è una tragedia e una pena per tutti e sei i ragazzi coinvolti», dice sempre l’avvocato Velle.
Tira dritto il procuratore Gregorio Capasso. Non commenta se non per dire che «l’impianto accusatorio ha retto».
Il 16 marzo dell’anno prossimo davanti ai giudici del tribunale di Tempio «arriverà un fascicolo vuoto», fanno notare i difensori degli imputati. Si parte da zero. Anzi, si parte dalla lista dei testimoni dei quali sarà chiesta l’ammissione. «La nostra sarà lunga», annunciano loro. La primavera 2022 sarà una nuova stagione dai riflettori accesi.
Commento: Il mio parere su questo articolo è che le donne, pur essendo nel 2021, vengono considerate ancora degli oggetti con cui potersi divertire e non si pensa che tutti hanno dei sentimenti e delle emozioni che non sempre concordano con le nostre. A volte le donne, che spesso vengono minacciate, non hanno il coraggio di denunciare le persone che fanno loro del male quindi i responsabili di questo trauma che comunque resterà per sempre nei (purtroppo) brutti ricordi delle vittime la “scampano” nel senso, non avranno conseguenze. In questo caso Silvia il coraggio lo ha trovato ma non penso che sia stato facile dirlo sapendo che la cosa non sarebbe rimasta intima ma che molte persone, attraverso giornali, articoli e internet, sarebbero venute a conoscenza.
In conclusione, penso che questi quattro ragazzi dovrebbero riflettere sul loro comportamento e che nessun'altra donna dovrà subire questi comportamenti inaccettabili.
Giulia Fodale cl. IIIB scuola secondaria di primo grado di Rivarolo Mantovano